Casual Culture, the casuals

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trani city firm
view post Posted on 16/10/2008, 16:18




Siamo agli inizi degli anni '80 e in Inghilterra si ricorre alle tecnologie più avanzate per sconfiggere la violenza negli stadi; uso di telecamere e impianti televisivi a circuito chiuso, mentre si discute sull'opportunità e sul costo di una vera e propria schedatura di massa degli spettatori.In questo clima le aggressioni dentro e fuori dei campi di gioco diventano via via più rischiose, e l'inconfondibile look skinhead rende più agevole la sorveglianza delle forze dell'ordine.All'innalzamento della soglia di attenzione da parte delle autorità il movimento hooligan risponde a partire dagli anni '83 e '84 con un ennesimo salto di qualità a livello organizzativo : i gruppi diminuiscono di dimensioni, scelgono come "terreno di caccia" zone meno controllabili degli stadi e delle zone limitrofe (metropolitana, stazioni ferroviarie, percorsi obbligati), rinunciano al proprio look appariscente a favore di un aspetto anonimo, che gli consente una maggior libertà d'azione.E' l'nizio dello stile Casual, che rivoluziona le abitudini degli hooligans e costringe le forze dell'ordine a nuovi e sempre più massicci sforzi per contrastare i supporters più esagitati. Le vecchie fogge skin vengono soppiantate dall'abbigliamento sportivo (magliette polo e tute da sport), scompaiono dunque le sciarpe, le bandiere e ogni altro accessorio che faccia riferimento alla squadra del cuore, chi continua a indossare i colori sociali viene definito in senso spregiativo uno scarfer, o peggio ancora, un "albero di natale".Il nucleo duro del Chelsea, gli ex Shed Boys, di matrice skin, cambia il nome in Pringle Boys proprio per il vezzo di indossare soltanto blusoni e felpe di questa marca, persino le tifoserie più tradizionalmente skinhead, quali quelle del West Ham, del Milwall o dello Sheffield United, finiscono per convertirsi in larga parte al verbo casual, che ormai dilaga anche tra gli ultrà al di qua della Manica.Un altro elemento innovativo è dato dalla diminuzione dell'età media degli hooligans, compresa tra i 17 e 20 anni. I cosiddetti Mannies, omaccioni tatuati,irascibili e nerboruti, appaiono in via d'estinzione, e altrettanto in estinzione appare il reale interesse per il gioco e per la propria squadra : alcune gradinate "storiche", quali la Stretford End del Manchester United o la North Bank dell'Arsenal, vengono abbandonate dagli hooligans, che prendono posto nei settori adiacenti a quelli degli ospiti per poterli più facilmente provocare. In alcuni casi, se c'è la possibilità di scatenare incidenti fuori dallo stadio, non si assiste nemmeno all'incontro.Le stesse strategie dei casuals, tese a eludere l'attenzione di agenti e avversari, sono sempre più sofisticate; l'ormai famosa ICF (Inter City Firm del West Ham), utilizza i suoi under five, ragazzi sotto i 15 anni, in compiti di avanscoperta e per sondare la consistenza numerica dei gruppi nemici. Le trasferte nelle altre città vengono per lo più effettuate su treni di linea, tanto che alcuni gruppi di hooligans si rifanno al mezzo ferroviario anche nella scelta del loro nome (per l'appunto la ICF, gli Inte City Owls dello Sheffield Wednesday, il 6,57 Crew del Portsmouth).Vestiti in modo normale, a volte addirittura raffinato, una volta giunti a destinazione si servono di mappe topografiche per individuare percorsi più adatti per aggirare e prendere di sorpresa gli avversari, e per giungere prima della polizia in punti strategici come determinanti pubs, stazioni ferroviarie e gates della metropolitana.

Nel 1981 i ragazzi della working class britannica avevano l'opportunità di essere tutto ciò che avrebbero voluto: Soul Boy, Skinhead, Mod, Punk. La lista era senza fine. Se poi, uno era proprio disperato poteva anche diventare New Romantic. Se invece aveva bisogno di un aiuto medico, Heavy Metal. Però per ragazzi della working class svegli e abituati a vivere la strada l'unica vera opzione era quella di diventare un Casual/Hooligan. I casual del calcio indossavano solo costosi capi firmati. Milioni di anni luce lontani dagli hippies e dai loro cloni succedutisi nel corso degli anni. Moda e stile erano momenti fondamentali delle loro vite. Non eri nessuno se l'etichetta di ciò che indossavi non gridava: "quello che indosso è un indumento costoso" ! I genitori di questi ragazzi disperavano alle continue richieste dei loro figli per scarpe e tute da ginnastica che costavano centinaia di sterline. Il movimento casual fu una miscela unica di diversi movimenti già esistenti. Kids della working class che indossavano vestiti costosi non erano certo una novità in Gran Bretagna. Nemmeno la violenza nel calcio. Il movimento casual creò comunque uno stile unico mod/hooligan. Girare con la tuta Tacchini e combattere insieme alla "firm" della tua squadra locale divenne ben presto una cosa "in" tra molti adolescenti della working class. Tutti i club di calcio avevano la loro rappresentanza hooligan. L'uniforme casual significava che ognuno poteva unirsi se indossava le giuste labels. I casuals erano diversi dai primi hooligans. Non portavano i colori della propria squadra. Si consideravano "faces" e mettersi la sciarpa della propria squadra era considerato "out". Anche perché le persone che veramente interessavano loro - le "firms" delle squadre avversarie - avrebbero comunque saputo come riconoscerli. Se non ti riconoscevano stavi facendo qualcosa di sbagliato. La fama della tua firm era un fattore importantissimo. La fama della tua firm era tanto maggiore quanto più piccola era la tua crew. Anche la crew casual del Manchester United era relativamente piccola, se comparata con la Red Army che seguiva la squadra negli anni 70. Gli eroi dei casuals non erano i bootboys degli anni 70 che prediligevano il binomio birra e scazzottate. I loro eroi erano i delinquenti locali, che con i soldi guadagnati con attività criminali potevano permettersi anche vestiti all'ultimo grido. L'ossessione per lo stile ed i vestiti spinse alcuni dei vecchi "bootboys" a definire i casuals "checche". Questo tema ricorre in diversi reportage dell'epoca sul fenomeno. Il The Mail On Sunday conteneva un intervento di Richard Heller in cui definiva gli hooligans cone "…chiaramente degli omosessuali repressi…" Devo ammettere che anche io ho trovato delle similitudini tra lo stare in un pub pieno di hooligans e in un pub pieno di uomini gay: furtivi sguardi ai vestiti degli altri e la consapevolezza di stare in una stanza piena di edonisti di un'epoca andata… I come ed i perché della nascita dei casuals sono difficili da spiegare. E' comunque semplice il motivo per cui è durato per cosi tanti anni: "perché era facile ed era divertente" ! E per la gran parte della gente il divertimento non consisteva nella violenza, ma piuttosto nella grande occasione di evasione che l'essere casual poteva offrire. Andare in giro con vestiti eleganti, viaggiare per la nazione (ed all'estero), attaccare (o essere attaccati da) giovani ragazzi identici a te. Tutto ciò per molti era la cosa più vicina che si poteva avere allo stile di vita che si vedeva nei film di Hollywood. "I casuals ammiravano i personaggi, quelli coraggiosi, le loro storie. Cambiavano la label di riferimento ogni mese, la parola d'ordine ogni settimana, l'atteggiamento ogni minuto. C'erano storie da raccontare, avventure da avere…caricare i tifosi del Leeds a Kings Cross e non riuscire a dormire per tre notti per l'adrenalina che continua a scorrere… perché facevano tutto ciò ? Lo facevano per le emozioni…in altre epoche avrebbero fatto i pirati." (Anonimo, The Face 1991) Verso il 1988 la moda casual cominciò a svanire. Non c'era più molto da divertirsi. Cominciò a diventare noioso e sempre più pericoloso. Le forti misure anti-violenza prese dalla polizia ebbero come effetto quello di dover creare il maggior danno possibile nel più breve tempo possibile, da qui l'uso dei coltelli "Stanley" e del CS gas. Della serie "colpisci e scappa "… Altro fattore che determinò il declino del fenomeno casual fu l'arrivo dello Smile sorridente del fenomeno Acid House. I ragazzi cominciarono a trovare un nuovo modo di avere forti emozioni. Acid House e poi Rave vennero nel momento giusto al posto giusto. Prima dei Rave c'erano solo due tipi di discoteche. Quelle in cui vestito in modo estremamente elegante ti ubriacavi senza limite al suono di musica da classifica di pessimo valore e poi cercavi (non in un particolare ordine d'importanza) la possibilità di un incontro sessuale estemporaneo, una rissa o un kebab. Mentre l'altro tipo di clubs erano comunque davvero troppo trendy per farti entrare. Quando il fenomeno Rave cominciò c'era buona musica, buone droghe e niente violenza. Tutto ciò era una novità benvenuta. Ex-casuals furono tra i primi nel fenomeno Rave a farsi coinvolgere come djs oppure come rifornitori di droghe oppure come addetti alla sicurezza. L'attitudine "Do it yourself" tipica del punk era resuscitata. I dischi potevano essere fatti nelle proprie camere da letto. Snobismo musicale era rigettato. Allo stesso modo in cui vecchi e imbalsamati rockettari si lamentavano della mancanza di capacità musicale dei primi punk, cosi i vecchi punk criticarono fortemente la musica dance che era fatta tramite computer da quattro soldi e da ragazzini brufolosi di provincia e senza l'uso di strumenti musicali. Rave è ed è stato molto più egalitario e rivoluzionario di quanto fosse stato il Punk. Il Punk aveva le sue star, alternative si, ma sempre delle "star". Loro, le star, andavano su un palco e tu guardavi. In un concerto punk tu potevi saltare su e giù e sputare alle star oppure potevi stare appoggiato al muro tutta la sera tenendo cura del tuo look. Niente di tutte queste cazzate ebbe mai successo nei Rave. Non c'era spazio per manichini e grungers vestiti in nero. La Gran Bretagna è piena di posti studenteschi che servono questa gente della classe media. Un buon Rave dipende dalla gente che ci partecipa. In effetti, la partecipazione della gente costituisce il Rave. E questo è uno dei principali punti di contatto con i casuals del calcio. I casuals, infatti, non erano soddisfatti ad assistere passivamente le "star" che giocavano sul campo. Anche loro volevano avere una parte nell'azione, anche loro essere protagonisti. Volevano partecipare e volevano diventare famosi anche loro. Quello che loro desideravano era una emozione di prima categoria, non divertimento surrogato da altri. "Quando sei stato in mezzo ad una rissa di grandi dimensioni con tutto che si agita intorno a te. Quando sei stato insieme ai tuoi amici in un posto pieno all'inverosimile, ballando e aspettando che il sole sorga. Bene, questi sono i momenti in cui cominci a capire quanto è stretta la differenza tra odio e amore. E' tutto solo una forte emozione !" (Anonimo, The Face 1990)

La gran parte dei Casuals dal 1981 al 1983 erano generalmente di età dai 17/18 ai 24/26 anni, con un ristretto numero di ragazzini di 15/16 anni. Apparsi subito eleganti con capelli corti, tagliati in modo pulito, il loro look non era molto differente da quello degli stili Modernisti dei bienni 1962/1965 e 1978/1980. I Casuals erano particolarmente ossessionati per costosi capi di abbigliamento dei più famosi designer: - scarpe da ginnastica della Nike, Adidas, Reebok e Puma; - polo a maniche corte color pastello di Lacoste, Pringle, Sergio Tacchini, Ellesse e Burberry reperibili nei negozi di articoli sportivi ed indossate con tutti i bottoni allacciati; - maglioni crew-neck o V-neck, maglie da golf e felpe per il tempo libero di Pringle, Lyle&Scott, Pierre Cardin, Lacoste, Jaeger, Armani, Benettoni acquistate in grandi magazzini o rivenditori sportivi; - camicie IVY Oxford button-down color pastello o costose magliette di marca a collo tondo leggermente colorate; - blue jeans, pantaloni a coste o pantaloni da golf Farah, anche questi disponibili nei negozi di articoli sportivi ed in grandi magazzini; - completi di tute(comun que popolari tra i casua ls solo dopo il 1983) dell'Adidas, Head, Puma, Fila, Nike e Reebok o solo il pezzo di sopra; - giacche, cappotti e accessori, tipo cappelli e sciarpe, solitamente della Burberry e Aquascutum, inizialmente di color crema, in seguito blu marina, e trovati nei centri commerciali più esclusivi


Casualismo:movimento o moda?
Riguardo il movimento del casualismo,chi più chi meno,conosciamo tutti
in cosa consiste,dove e quando è nato.Confluito dalle strade alle curve
inglesi e importato anche qui da noi,sta avendo specie negli ultimissimi
anni una forte espansione e consenso nel mondo ultras,considerato come
alternativa all'oramai tipizzato schema del gruppo organizzato,troppo
riconoscibile e individuabile in questo calcio sempre più spiato e
maniacalmente controllato e,come se non bastasse,divenuto noto per
mano stessa di chi di quel gruppo è parte(vedi apparizioni in tv,cortei e
tavoli di concertazione con le autorità,comunicati ufficiali,feste pubbliche
ecc).Specie se nella propria logica si accetta ed anzi si esalta la violenza
come segno distintivo del proprio credo ultras,lo stile casual può offrire
almeno apparentemente(la battaglia contro la repressione è una lotta
impari e dal finale purtroppo scontato)una discreta risposta alla pesante
mano della repressione della forza pubblica,in quanto permette una più
facile elusione dei controlli,uscendo dai canali obbligati in cui un gruppo
organizzato è praticamente costretto a percorrere e una più facile
autotutela del proprio anonimato grazie ad azioni il piu delle volte
furtive,improvvise,non previste nè dall'altra tifoseria nè dalle forze
dell'ordine.E soprattutto,nel piu totale silenzio.Fin qui merito a chi si se ne
rende protagonista,in particolar modo a chi poi nonostante tutto cade nella
rete dei provvedimenti DASPO.E null'altro.


Ma che succede se invece un movimento come questo diventa
moda,apparenza,voglia di mettersi in mostra,mera emulazione,vuota ed
ossessiva cura dell'abbigliamento e di determinati marchi di fabbrica
anglosassoni,interesse rivolto solo al materiale,al distinguersi dagli altri,al
far parlare di sè per la propria non conformità e al mettersi in bocca tre
quattro frasi inglesi??

Non così di rado si ritrova questo secondo ordine di intendere il
casualismo che fa capolino nelle curve italiane.Se essere casual significa
seguire un'altra moda per il puro gusto di distinguersi dagli altri allora
siamo di fronte ad un'altra piccola ed insignificante meteora,che nulla ha
di diverso con chi dà un'immagine "IN" di sè in qualsiasi altro contesto
sociale(il "fighetto" in discoteca,il "fattone" nei centri sociali e nei concerti
"di sinistra",il "metallaro" nei concerti heavy metal,ecc.).


Questa è solo un'offesa a chi faceva e fa tuttora di questo stile UN MEZZO E NON UNA FORMA.

A mio modo di vedere,del casualismo si dovrebbe parlare,ma non a causa
delle sue devianze;del casualismo si dovrebbe parlare perchè c'è ma non
si vede,è attivo,più che mai attivo nelle intenzioni e nelle azioni di un
gruppo di ragazzi,ma nessuno riesce ad individuarlo proprio perchè
tale.Dovrbbe far impazzire chi si guarda attorno,a volte suscitare
invidia,perchè no,dovrebbe essere preso ad esempio come modello nel
mettere in atto degli scontri.Invece ci si ritrova di fronte al fenomeno
opposto:anche nelle piazze più grandi,dove è più facile mantenere margini
di libertà d'azione e anonimato,compaiono pezze,bandiere a quadri,gente
ben in vista e vestita in un certo modo,che sembra specchiarsi nella
propria originalità,che tutto è meno che seguace del movimento casual.Più
si sa di loro,più sono riconoscibili,meno sono casual,meno hanno
stampato in testa un diverso modo di credere e vivere ultras...

tratto da http://casualmente.forumcommunity.net/
 
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b.f.c.
view post Posted on 10/8/2010, 11:30




BAD KIDS....
 
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AnonimoTranese
view post Posted on 10/8/2010, 11:35




CITAZIONE (b.f.c. @ 10/8/2010, 12:30)

MA che Casual Culture, questa è Derry la riconosco. Sono scontri tra cattolici irlandesi e polizia britannica.
 
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3 replies since 16/10/2008, 16:18   661 views
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